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È pericoloso usare la religione come strumento di lotta politica

Il nostro sindaco non è un’eccellenza nell’amministrare il nostro paese e se ne sono accorti in tanti guardando i numeri dei suoi bilanci che ci hanno relegato in fondo alla classifica dei comuni stilata dall’anci (associazione nazionale comuni italiani). Ultimi in provincia di Varese, ultimi in Lombardia e praticamente dispersi in Italia. Purtroppo va di moda chi i bilanci li affossa e non chi si comporta virtuosamente.

Il modello dell’eroe negativo calza perfettamente con il pensiero espresso ieri dal nostro “caro leader”in veste di commissario della Lega Nord per Busto Arsizio, su alcune pagine dei nostri quotidiani a proposito della legge sulle tumulazioni, eccovi una sintesi:

“Da un lato nessuno di noi vorrebbe avere musulmani nei cimiteri preferendo che li rispedissero a casa loro” e poi “ chi ha un minimo di ragione capisce che soluzioni promiscue non possono esistere”. Non so cosa intenda per “noi” il signor Colombo, ancor meno intendo la sua ragione. Ne ho in mente un’altra idea, imparata sui banchi di scuola, dove bianchi e neri, rossi e gialli crescono uno accanto all’altro e imparano le basi umane della convivenza. Ecco forse il nostro sindaco dovrebbe andare più spesso nelle scuole e sedersi sui banchi in mezzo ai bambini .

Purtroppo per noi rimane il sindaco, nonostante lui non abbia più tanta voglia di farlo come ha recentemente dichiarato e mostra giornalmente nei fatti. Questo significa che non può e non deve permettersi di fare simili affermazioni. Lo abbiamo tollerato, spesso criticato, ci siamo indignati nei suoi confronti, ma non abbiamo mai passato la soglia del rispetto come lui invece ha fatto. Queste affermazioni riportano ai mondi separati, all’apartheid, alla caccia alle streghe, al buio tempo delle dittature. Io faccio appello ai democratici, ai cattolici e a tutte le persone di coscienza ed intelletto affinchè si dissocino da tali affermazioni e tornino ad occuparsi della cosa pubblica da troppo tempo abbandonata nelle mani di simili individui.

Vi lascio con un pensiero del grande Totò tratto da una sua famosa poesia A ‘Livella che narra la storia di un ricco che non vuole stare sepolto vicino ad un povero:

Ma chi te cride d’essere… nu ddio?
Ccà dinto, ‘o vvuò capì, ca simmo eguale?…
… Morto si’ tu e muorto so’ pur’io;
ognuno comme a ‘n’ato è tale e qquale.”

[…]
“Tu qua’ Natale … Pasca e Ppifania!!
f T’ ‘o vvuo’ mettere ‘ncapo… ‘int’ ‘a cervella
che staje malato ancora ‘e fantasia?…
‘A morte ‘o ssaje ched’e”…. e una livella.

[…]
Perciò, stamme a ssenti… nun fa’ ‘o restivo,
suppuorteme vicino – che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie… appartenimmo â morte!”

 

Ugo Mazzoccato

 

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