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DOBBIAMO FARLO PER GLI ITALIANI, NON SOLO PER I MIGRANTI.

Leggiamo che il sindaco Marco Colombo è pronto a incatenarsi, piuttosto che eseguire quello che chiede il Prefetto di Varese. Qui a sesto Calende finche ci sarà lui non sarà concesso asilo politico. Quanta strumentalizzazione, quanta ipocrisia: le aziende sestesi (compreso la sua) si servono regolarmente di manodopera proveniente da ogni parte del mondo. Nelle stalle di Capronno, sono i bengalesi a mungere h24 le mucche, alla Lascor come da altre parti è pieno di operai del Marocco, della Costa d’avorio, che fanno i turni più pesanti, le nostre case sono pulite da Donne albanesi e i nostri vecchi accuditi da badanti ucraine…

Caro sindaco io non sono più buono o cattivo di te, semplicemente vivo in uno stato rispettando le regole, senza incatenare i miei pensieri al potere che tanto ti piace. Caro concittadino Marco Colombo l’alternativa ai muri non è spalancare le porte, l’alternativa non è spedire i profughi a casa di chi li vuole. Siamo in una società civile con delle regole che dobbiamo rispettare, se il prefetto chiede a tutti di ospitare dei migranti è perché siamo in un’emergenza, non possiamo lavarcene le mani e lasciare il problema agli altri comuni italiani. Siamo uno Stato, una comunità e dobbiamo agire organizzandoci, non andando allo sbando. «É un’emergenza grave che richiede la solidarietà e il concorso di tutte le regioni. Credo che questi atteggiamenti di rifiuto che sorgono ovunque si individui un luogo dove accogliere temporaneamente questi clandestini non possano essere giustificati», queste non sono parole mie ma dell’allora ministro dell’interno, il leghista Roberto Maroni. Anche papa Francesco incoraggia a proseguire nell’impegno per l’accoglienza e l’ospitalità dei profughi e dei rifugiati, favorendo la loro integrazione, tenendo conto dei diritti e dei doveri reciproci per chi accoglie e chi è accolto, ciò si può fare rispettando le regole e la legalità. «Non dimenticate – ha aggiunto il papa – che questo problema è la tragedia più grande dopo la Seconda Guerra Mondiale».

Io non ho paura dell’altro del diverso se la società in cui vivo rispetta le regole e si fa rispettare. Marco, in qualità di sindaco, quello che ti viene chiesto non è di ospitare 10-20-30-100 profughi, ma di valutare quanti il comune di Sesto Calende è in grado di accoglierne, come ogni comune d’Italia, in modo che distribuendoli la crisi divenga gestibile. Quattro o cinque Persone accolte sarebbe già un segnale che pur nella diversità di idee e politiche, c’è rispetto per tutti. Un segnale che anche una società come tu la dipingi, profondamente chiusa tra le sue mura, ha un minimo di socialità con il mondo che la circonda.

I modi sono tanti, noi nel nostro piccolo proviamo ad organizzare incontri con la gente del paese, dimostrare che non arriva il lupo cattivo, ma gente che si sposta perché non ha altra speranza di vita, e quando un uomo è disperato nessuno lo può fermare. Mi vuoi dire che l’amministrazione non può ospitare una famiglia della Siria o tre ragazzi del Mali? Che l’amministrazione non ha lavori socialmente utili da fare? Sindaco, te li ricordi le aiuole l’estate scorsa trasformate in foresta tanto era alta l’erba? Mi vuoi dire che non si può fare? Allora vai a spiegarlo nei comuni dove queste cose già si fanno, senza fare tanta strada, ho visto in giro per Somma queste persone pulire le strade, li ho visti a Samarate, a Tradate. Ho visto questi ragazzi girare per Mercallo, Taino, li vedo tutti i giorni nei cantieri dove lavoro. Negare a queste persone la possibilità di essere qui uguali a tutti gli altri significa negare i principi della nostra democrazia.

 

Ugo Mazoccato

 

 

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