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Ricordare il 25 aprile scorrendo lo stradario delle città: l’esempio di Sesto Calende

Pietre d’inciampo, 

così sono chiamate le pietre, inserite nel selciato delle vie di Roma e poi di altre città, che raccontano episodi o persone della Resistenza legate a quel luogo dove sono poste. Queste pietre sono, in qualche modo, una variante dell’antica pratica di intitolazione di vie e piazze in memoria di personaggi e fatti meritevoli di memora perenne. Oggi che le città non sono più in espansione si è esaurita la possibilità di associare a nuove vie il nome di persone che più di recente ci hanno lasciato. Perciò, tranne in rari casi, ciò che leggiamo negli stradari delle nostre città è riferito a tempi ormai lontani qualche decennio. 

L’ultima importante stagione di intitolazioni risale alla stagione del secondo dopoguerra, dopo la Liberazione e la proclamazione della Repubblica. E’ stato in quel periodo che i Consigli Comunali di ogni paese e città hanno deciso molte intitolazioni legate a quell’epopea tragica e memorabile che fu la Resistenza e ai suoi antecedenti ideali.

Partendo da questa premessa possiamo percorrere le vie e le piazze dei nostri Comuni per leggere, attraverso i nomi di esse, pagine di storia nazionale e locale.

Ho provato a farlo nella nostra Sesto Calende, dove arrivando da Vergiate sulla SS 33 del Sempione si percorre prima la via Manzoni, che poi diventa via Cavour e infine, all’altezza del centro si entra in CORSO GIACOMO MATTEOTTI, viale dedicato al deputato socialista fatto rapire e ucciso dai sicari di Mussolini dopo il coraggioso discorso in Parlamento in cui denunciava le violenze e i brogli delle elezioni del 1924.

La parallela a questo corso che porta all’ingresso della SIAI Marchetti (oggi Leonardo) è la VIA ANTONIO GRAMSCI, intellettuale e parlamentare, segretario del Partito Comunista quando venne arrestato e condannato al carcere dal Tribunale Speciale per reati di “antifascismo”. Non vide più la libertà, poichè Mussolini aveva detto: “Bisogna impedire a questo cervello di operare”

Dalla via Manzoni possiamo anche deviare sulla VIA FRATELLI ROSSELLI, Nello e Carlo, politici e giornalisti. Furono i fondatori di Giustizia e Libertà, costretti all’esilio in Francia furono uccisi nel 1937 da sicari della estrema destra francese, su mandato di Mussolini nel 1937. La VIA GIOVANNI AMENDOLA è nel quartiere Abbazia, “villaggio ACLI”, ed è intitolata al politico e giornalista liberale che morì esule in Francia nel 1926, anche per le conseguenze, sul suo fisico malato, di una aggressione fascista. 

Vicino al centro storico abbiamo il PIAZZALE BRUSA E MASNAGHETTI due vetrai sestesi, antifascisti. Furono vittima di una violentissima aggressione delle squadracce fasciste e morirono poche settimane dopo per le conseguenze.

Questi sono i nomi che per le vie di Sesto ci rimandano, a figure di rilievo nazionale che hanno pagato con la vita o la perdita della libertà, il loro coraggio politico nel periodo che precede la guerra e la Liberazione. Questi nomi ci ricordano cosa fu e come iniziò il ventennio di dittatura fascista, la sua natura violenta e la negazione delle libertà civili e politiche. 

Proseguendo la nostra lettura troviamo, all’ingresso in “centro”, PIAZZA XXV APRILE, la data dell’insurrezione di Milano, data che venne scelta come FESTA della LIBERAZIONE dall’occupazione nazifascista e della fine della guerra in Italia.  Come noto la guerra in Europa finì l’8 maggio e in Asia il 16 agosto, dopo Hiroshima e Nagasaki. 

Collegata alla piazza XXV Aprile c’è la VIA MARTIRI DELLA LIBERTA’ che è dedicata a tutti partigiani caduti. Di tanti che sono morti sulle nostre montagne, nei paesi e nelle città o in prigionia a Sesto si ricordano i nomi legati alla città, che tanto ha dato alla lotta partigiana nelle valli dell’Ossola. 

Cominciamo dalla via FILIPPO BELTRAMI, il leggendario “capitano Beltrami” che guidò la prima formazione militare della Valdossola; Beltrami cadde eroicamente nella battaglia di Megolo e lì riposa nel piccolo cimitero. Poi c’è la via EZIO MAZZOLENI, giovane patriota sestese trucidato, dopo un processo sommario, dai fascisti della X Mas alloggiati a Santanna. La via REMO BARBIERI, all’inizio della provinciale per Angera, è dedicata ad uno dei primi sestesi caduti in combattimento. La  via VIRGINIO TOGNOLI è dedicata al nostro concittadino che morì nella strage del 13 agosto del 1944 a Borgoticino, vittima innocente della spietata rappresaglia tedesca. A Lisanza la via ALBERTO RAMELLI ricorda un giovane patriota che fu ucciso dai tedeschi proprio il 25 aprile 1945 praticamente a guerra finita, mentre ancora all’Abbazia abbiamo il Piazzale FRANCO BALZARINI anche lui una giovanissima vittima della guerra, caduto all’età di soli 16 anni, nel 1945.

Il Piazzale ENRICO ROVELLI, che ospitava fino a pochi anni fa il Monumento ai Caduti, è dedicato ad uno dei ‘padri nobili’ dei nostri tanti patrioti, un vetraio che anche durante il ventennio non abbandonò il proprio ideale e spinse diversi giovani a seguirlo nella lotta. Arrestato dai fascisti riuscì a fuggire e tornare in montagna a combattere fino alla Liberazione.

Ad un caduto non sestese è dedicato il Piazzale SALVO D’ACQUISTO l’eroico carabiniere napoletano che il 23 settembre del 1943 sacrificò la propria vita per salvare quella di ostaggi innocenti che sarebbero stati fucilati per una rappresaglia tedesca. Un gesto di coraggio e altruismo che non ha eguali.

Sesto non ha nemmeno dimenticato i propri figli deportati, che si sono spenti nei campi di concentramento tedeschi. Così la via CARLO GAZZULLI è dedicata al nostro concittadino arrestato nel febbraio del 1944 e trasferito a Dachau, dove morì nel dicembre di quell’anno e infine abbiamo l’alzaia LEANDRO MATTEA, socialista, uno dei trascinatori della lotta patriottica, fu arrestato a Milano nell’agosto del 1944, durante un’azione clandestina, deportato in Germania si consuma nell’orrore dei campi tra Melk e Mauthausen. Muore il 26 aprile del 1946, dodici giorni prima della resa tedesca.

Questa rassegna di nomi legati alla storia dell’antifascismo e della Resistenza mi pare però incompleta senza citare la piazza PIAZZA GIUSEPPE GARIBALDI, e ciò per due buoni motivi: il primo è che, se la Resistenza venne anche chiamata il Secondo Risorgimento, non si può idealmente non citare l’eroe del primo Risorgimento; il secondo è che la gran parte dei partigiani sestesi ha militato proprio nelle Brigate Garibaldine, le formazioni più numerose e meglio organizzate in questa parte dell’Italia. I nostri partigiani passarono due anni sulle nostre montagne sotto la guida del mitico Cino Moscatelli, operaio di Borgosesia, uno dei più conosciuti e amati capi partigiani, alle cui esequie, presente il Presidente Pertini, ebbi l’onore di partecipare in rappresentanza del Comune di Sesto, con il Gonfalone della città e insieme a nostri partigiani, tra i quali il suo carissimo amico Generale Gianni Daverio e il nostro Luigi Besozzi.

Mi piace concludere questa rassegna con una delle riflessioni sull’importanza della memoria che mi è cara: 

” Coltivare la memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.”

Sono parole di Liliana Segre che quegli anni li ha vissuti in prima persona ed è testimone di fatti che ancora oggi è difficile da pensare e da credere, se non facessimo ogni volta lo sforzo di ricordare che DAVVERO QUESTO E’ STATO. 

Roberto Caielli

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