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Democrazia e libertà

Il tratto distintivo della vita quotidiana dell’uomo è che viviamo INSIEME perché spinti dai nostri bisogni, dalle nostre necessità. La forza che ci spinge è che la vita stessa per la sua conservazione individuale, per la sua sopravvivenza come vita della specie ha bisogno della compagnia degli altri. La comunità naturale è frutto della necessità e questa determina tutte le attività, un fenomeno pre-politico, domestico, dove la forza e la violenza sono i soli mezzi per avere ragione della necessità e diventare liberi dal dominio dalla schiavitù sotto varie forme.
Il dominio della “polis” al contrario è la sfera della libertà.
La libertà risiede esclusivamente nella sfera politica.
Per me che sono nato nel 1966, la libertà è la liberazione dal fascismo per memoria trasmessami e per realtà vissuta, è la società democratica in cui sono cresciuto, è la libertà di opinione , sono i diritti e i doveri scritti nella nostra costituzione, sono il sangue versato da tante persone umili insieme ai martiri ed agli eroi. Io appartengo a una generazione che ha avuto il meglio dalla vita da quando esiste l’uomo sulla terra. Sono cresciuto nel benessere non ho sofferto la fame e le carestie, ma soprattutto sono cresciuto in democrazia, ho avuto potere d’acquisto, ogni tipo di conquista sociale, posso permettermi di consumare più di quello che mi serve.. Ho dato per scontato tutto questo , ho pensato che era solo l’inizio, e che la mia generazione avrebbe continuato a migliorare la società. Oggi mi accorgo che questo non è, che gli uomini che mi hanno preceduto nel 900 avevano una forza interiore, una caratura morale migliore. Nell’arco costituzionale nessuno avrebbe mai pensato di cancellare il murales della scuola bassetti, nessuno lo avrebbe permesso. E invece è accaduto, con azione indegna e meschina, quasi vigliacca di chi lancia il sasso e nasconde la mano, ma forse la mia rabbia eccede e dà troppa importanza ai personaggi che hanno preso questa decisione, Forse eccedo nella valutazione di un passato mescolando l’odore del fieno al sudore della fatica per raccoglierlo, ma sicuramente è certezza che oggi mi ritrovo io a faticare contro lo sgretolamento dei legami di appartenenza a una società del diritto al lavoro, alla casa, alla scuola al tempo libero , vedo buttare a mare oltre le persone le conquiste sociali, privati le une di qualsiasi diritto in quanto merce e le altre in quanto economicamente svantaggiose, e vedo buttare a mare il dovere di difendere i bisogni di ognuno.
Ma possono cancellare il simbolo di una comunità ma non la mia appartenenza a quello che li era scritto.Democrazia e libertà sono garanzia del mio impegno sociale finchè riappariranno sotto altre forme, nelle vie, nelle scuole, tra le feste, nei circoli.
Chiudo citando un grande personaggio del 900, Norberto bobbio, tratto da storia dell’italia partigiana:
L’Italia non’è diventato quel paese moralmente migliore che avevamo sognato, la nuova classe politica salvo qualche rara eccezione non assomiglia in nulla a quella che ci era parsa raffigurata in alcuni protagonisti della guerra di liberazione, austeri, severi con se stessi,devoti al pubblico bene, fedeli ai propri ideali, intransigenti, umili e forti insieme; anzi ci appare spesso faziosa meschina amante più dell’intrigo che della buona causa, egoista, tendenzialmente sopraffattrice, corrotta politicamente e moralmente corruttrice, desiderosa del potere per il potere e peggio del grande potere per il piccolo potere, queste parole mi sembrano oggi molto attuali. Eppure nonostante questo se vogliamo dare alla resistenza non solo un valore storico ma anche attuale, parliamo di resistenza incompiuta, di un ideale che non si realizza mai interamente, ma ciononostante continua ad alimentare speranze e a suscitare ansie ed energie di rinnovamento.
Non ho altro da aggiungere.

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