#raccontaloaInsiemeperSesto

La scuola in trincea: intervista a Emanuela Melone, dirigente IC Ungaretti

Buongiorno Dirigente, come raccontare questa esperienza DAD (Didattica a Distanza) dalla scuola in trincea? 

Indubbiamente, c’è stato un momento di spaesamento. Stavamo ancora discutendo sull’impatto che il digitale ha sui processi di apprendimento quando ci siamo trovati catapultati dentro questo mondo. Un mondo nel quale tutto passa da uno schermo, dove la relazione può mantenersi solo attraverso  sguardi magari  sfocati, una  mimica del volto spesso innaturale e parole, solo parole. E i bambini che hanno bisogno di una carezza, di una pacca sulla spalla o dell’insegnante che si siede vicino a loro per sostenerli,  per spronarli, per aiutarli? Per questo motivo, la priorità è stata quella di mettere in campo una didattica che fosse prima di tutto “affettiva”. Per qualche docente è stato più facile, grazie a competenze tecnologiche già possedute e/o a capacità personali di adattamento. Per altri è stato più difficile, è evidente, ma tutti si sono messi in gioco e di questo sono loro grata. Tra l’altro, molti genitori hanno dovuto trasformarsi in insegnanti di supporto, per seguire i loro figli, soprattutto i più piccoli che non possono essere autonomi dentro la dimensione digitale. La fatica delle famiglie è stata tanta,  è ancora tanta, come del resto quella dei docenti. Quando tutto, ma proprio tutto, si fa con una tastiera, i tempi si dilatano immensamente e questo, a volte, è estenuante. Tuttavia, dentro la Dad ci sono bellissimi esempi di solidarietà: penso alla iniziativa dell’associazione genitori di Mercallo che fin da subito è riuscita a distribuire tablet ai bambini della scuola primaria che ne erano sprovvisti, penso alla dedizione di tante insegnanti che hanno passato ore e ore ad aiutare i bambini e le famiglie a imparare ad usare le piattaforme, penso alla solidarietà tra colleghi per andarsi incontro in modo da sostenersi vicendevolmente, penso, in generale, alla consapevolezza che ormai ci abita della necessità di essere una comunità solidale e inclusiva. Solo in questo modo, penso, un corpo sociale può resistere alle difficoltà incontrate e trasformarle in risorse. Dovremo far tesoro di questa esperienza per ricostrire il paradigma della scuola, una scuola che oggi  ha perso le sue  coordinate spazio-temporali e domani dovrà ricostruirle con la flessibilità utile a resistere ai terremoti.  

Quali sono state le nuove proposte didattiche per garantire il diritto allo studio degli alunni?

Abbiamo elaborato un protocollo per la DAD che è pubblicato sul sito. Nel protocollo definiamo il nostro modello, un modello che abbiamo pensato come inclusivo privilegiando, soprattutto alla scuola media, lezioni videoregistrate in modo da andare incontro alle difficoltà delle famiglie con più figli in ordini e gradi differenti. Poter vedere e rivedere la registrazione delle lezioni ci è sembrato un approccio “democratico”. Le videolezioni, cioè le lezioni in sincrono, sono utilizzate essenzialmente per dare chiarimenti, approfondire o fare esercitazioni, non per affrontare nuovi argomenti, come se la videolezione fosse un semplice doppione della lezione in classe. Ogni strumento è, però, stato utile per raggiungere i ragazzi: dal registro elettronico, alle piattaforme didattiche a whatsapp. 

Quali modalità di differenziazione degli interventi fra Infanzia, Primaria e Secondaria I grado sono state previste? 

Tutti gli insegnanti hanno rimodulato le loro programmazioni iniziali, puntando sui nuclei fondanti di disciplina e, quando possibile, sull’interdisciplinarietà. Per la scuola dell’Infanzia la DAD è quasi un ossimoro, in quanto la fisicità, la dimensione dell’esperienza rappresentano i cardini di questo segmento scolastico. Quello che le insegnanti hanno cercato di fare è di proporre delle attività che non fossero di semplice intrattenimento dei bambini, attività che mantenessero le proposte dentro la dimensione della scuola e dunque dello sviluppo dei vari campi di esperienza. Soprattutto con i bimbi dell’Infanzia l’interazione con i genitori è stata fondamentale. Sono loro il tramite per raggiungere i bambini. Di nuovo, va sottolineata la fatica di madri e padri  che, magari in lavoro agile, hanno dovuto anche essere il mediatore fra i loro figli e la scuola. Alla scuola Primaria forse i più penalizzati sono stati i piccoli: imparare a leggere e a scrivere a distanza è più che un’avventura, una impresa quasi fantascientifica. Sostanzialmente la differenziazione sta negli approcci, più morbidi, quelli di infanzia e primaria, un po’ più “normativi” quelli della secondaria. 

Qual è stato il ritorno delle famiglie alla proposta DAD? 

Hanno trovato difficoltà, soprattutto all’inizio; tuttavia, poi si sono stabilite delle routine che hanno migliorato la situazione. Certo, la mancanza di device, i problemi di connettività, a volte l’affollamento degli spazi familiari hanno creato diversi problemi. La richiesta forse più evidente è stata quella di ripetere un po’ la modularità della didattica in presenza, utilizzando gli stessi strumenti (penso alle interrogazioni e alle verifiche). Ricalibrarsi anche su queste questioni non è stato facile, in quanto la DAD non può ripetere i modelli precedenti. Se c’è una cosa di positivo che la didattica a distanza porterà con sé è stata lo scardinamento di modelli obsoleti, di carattere sostanzialmente valutativo-performativo. Non sarà facile ricostruire il paradigma di una scuola nuova, perché la scuola è un organismo complesso dentro cui vivono interessi diversi. Di certo, comunque, i genitori hanno affrontato una prova straordinaria e hanno risposto in modo altrettanto straordinario, trasformandosi camaleonticamente, in certe circostanze,  da madri e padri in maestri e professori per aiutare i loro figli.

Direi che la preoccupazione per la scuola è stata rimessa al centro un po’ da tutti e più o meno tutti si sono resi conto di quanto la scuola è importante per i bambini e i ragazzi.  

Ci sono stati problemi particolari con gli alunni? Come li avete affrontati? 

Sì a volte ci sono stai dei problemi da affrontare, primi fra tutti la disponibilità di device. Per questo abbiano raccolto tutto quello che avevamo nei vari plessi, pc e tablet, e poco alla volta, grazie al grandissimo contributo della Protezione civile,  li abbiamo distribuiti. Sono stati fatti questionari rivolti alle famiglie per capire quali fossero i bisogni e incrociando questi dati, a volte restituiti in modo molto confuso, con le osservazioni degli insegnanti e con l’aiuto dei rappresentanti di classe, è stato possibile individuare le famiglie che avevano maggiori difficoltà. il consiglio di Istituto si era espresso deliberando il criterio della prerogativa delle classi più alte rispetto a quelle più basse. Mi spiace che i piccolini abbiano avuto molto tardi un pc o neanche quello. Con i finanziamenti ministeriali abbiamo acquistato una quindicina di computer, ma quelli saranno utilizzati il prossimo anno, visto che a tutt’oggi non sono ancora stati consegnati. Stessa cosa per il bando Pon (12.999,98 Euro) che abbiamo vinto. I device acquistati verranno consegnanti, ma dubito che si riesca ad utilizzarli già in questi ultimi giorni di scuola

Una sua riflessione finale?

Ringrazio moltissimo i rapprentanti di classe che sono stati il tramite prezioso efficace ed efficiente fra scuola e famiglia. La sfida per il prossimo anno sarà quella di non lasciar cadere il valore aggiunto che la DAD ci ha insegnato, cioè trovare finalmente il coraggio di fare scuola in una dimensione di flessibilità , di innovazione e di inclusione. Sì perché la DAD porta con sé un pericolo, la poca democraticità. Le  condizioni  socio-economico-culturali delle famiglie influiscono positivamente o negativamente molto più che nella didattica in presenza. Di conseguenza, si tratterà di contemperare sviluppo, innovazione, curricoli “aumentati” con le pratiche inclusive che devono guidare ogni azione nel mondo della scuola.

Non si possono fare proposte civili e concrete se non si da ascolto a chi, in questo perdurante stato di emergenza,  vive dall’interno situazioni di disagio conclamato: siano essi medici, infermieri, insegnanti, operai, imprenditori, commercianti.         

Diamo quindi voce, tramite intervista, al racconto dei cittadini sestesi che vorranno condividere con noi problemi, speranze, possibili soluzioni alle criticità quotidiane.

Un commento

  • Monica

    spero davvero che quanto accaduto riporti la scuola al “centro” ..Non come parcheggio di figli di genitori che lavorano ma come incontro di culture che si uniscono per creare un arcobaleno di sapere e conoscenza.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Scorrendo questa pagina o continuando a navigare su questo sito accetti di usare i cookies. Maggiori informazioni

Questo sito web fa uso di cookie per finalità strettamente connesse al funzionamento del sito stesso. Continuando a navigare su questo sito web o cliccando "Accetta", acconsenti ad utilizzare i cookie.

Chiudi