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L’Ave Maria scomparsa dal cimitero del capoluogo

La statua ottocentesca, in bronzo, opera dello scultore Giulio Branca, rappresenta un contadino inginocchiato, in preghiera, con al fianco una falce e dei covoni.

Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Mario Varalli che documenta il valore altamente simbolico della scultura.

UN CIMITERO DEPREDATO, UN PAESE OFFESO

Le recenti giornate dedicate al ricordo dei morti hanno riservato ai Sestesi una ben triste novità: la sparizione, dal cimitero del capoluogo, della famosa statua di bronzo denominata Ave Maria, collocata a fianco della cappella Sacchi, sostituita da una piccola e modesta croce che sembra recuperata da un’altra tomba.

La voce si è subito sparsa e diversi cittadini si sono rivolti a Insieme per Sesto per avere chiarimenti, chi, preoccupato, pensando a un furto e chi, fiducioso, pensando all’invio al restauro.

Nossignori, niente di tutto questo! Ci siamo informati e abbiamo appreso che l’erede dei beni Sacchi, estranea alla famiglia, ha chiesto al Comune l’autorizzazione all’asporto che, in modo superficiale e inconsulto, il Comune ha concesso, dimenticandosi che, solo pochi anni fa lo stesso Comune, in adempimento della legge della Regione Lombardia in materia di attività cimiteriali, ha svolto una ricognizione nei cimiteri cittadini e ha inventariato “i monumenti funerari di pregio, per cui prevedere la conservazione o il restauro.” Ovviamente in questa elencazione non poteva di certo mancare l’Ave Maria, il monumento più importante del cimitero, di grande valore artistico e anche economico, si dice infatti che l’asportazione sia stata chiesta per la commercializzazione dell’opera.

L’AVE MARIA DI GIULIO BRANCA

L’Ave Maria è una scultura in bronzo di fine Ottocento che rappresenta, al naturale, un contadino che recita le preghiere della sera, inginocchiato e con il cappello in mano a fianco di un fascio di spighe e della falce messoria. L’opera, presentata con grande successo nel 1894 alla Seconda Esposizione Triennale di Belle Arti di Brera, appartiene alla corrente del verismo sociale.

La sua presenza nel cimitero di Sesto è simbolica e rappresentativa di quella borghesia colta e benestante che ha costituito la classe dirigente post-risorgimentale.

Autore del capolavoro è lo scultore Giulio Branca (1850-1926): nato a Cannobio, frequenta all’Accademia di Brera i corsi di nudo e scultura, fa un tour delle città d’arte italiane e presenta le sue opere alle esposizioni di Vienna (1873), Parigi (1878), Torino (1880), Amsterdam (1883), Brera (1894), Torino (1898), Milano (1906) e Brera (1915).

Dell’Ave Maria, una delle sue sculture più famose, Branca realizza anche due varianti, una al cimitero Monumentale di Milano e l’altra al cimitero di Cannobio per la sua tomba, e questo la dice lunga su quanto l’artista valutasse quest’opera.

LA FAMIGLIA SACCHI

Quella dei Sacchi, che ha arricchito il nostro cimitero per più di centoventi anni con un’opera così importante, è una famiglia che ha lasciato il segno nella storia di Sesto.

Il primo personaggio che incontriamo è il cavalier Angelo Sacchi di Carlo che nasce nel 1834 e sposa  Angela Bassetti. Economo dell’Ospedale Maggiore di Milano, abita nella lunga casa sita all’inizio dell’alzaia Mattea ancora nota come Casa Sacchi, mentre i vecchi Sestesi la chiamavano Ca’ Porta dal nome dei precedenti proprietari, i Della Porta. E’ tra i promotori della costituzione dell’asilo infantile.

Figlio di Angelo è il grande ufficiale  Carlo Sacchi, nato nel 1862, industriale. E’ consigliere comunale dal 1902 al 1914 e dal 1923 al 1926, assessore nel 1904 con il sindaco Francesco Sironi e dal 1924 al 1926 con il sindaco Aldo Capè. Nel 1907 è membro del comitato provvisorio e nel 1908 è presidente del consiglio d’amministrazione dell’asilo infantile, costruito su terreno donato dalla zia Luigia Bassetti Bonini. L’impegno in campo sportivo si esprime con la presidenza della Società Canottieri Sestesi, costituita nel 1923 e assorbita, nel 1932, dal Dopolavoro S.I.A.I. e l’impegno sociale nel consiglio della Cooperativa La Proletaria nel 1926, dal 1928 al 1932 e dal 1935 al 1938. Nel 1932 commissiona al grande architetto Piero Portaluppi uno studio per la realizzazione di villini in Sesto. Socio fondatore dell’Associazione Studi Trascendentali. Rivelazioni. Analisi, nel suo libro La sopravvivenza risponde positivamente al quesito se “possono gli spiriti dei trapassati, sopravviventi nel cosmo in forma sconosciuta ai nostri sensi, avere rapporto coi viventi” portando a dimostrazione anche sogni premonitori avvenuti a Sesto, in Piazzetta e a Sant’Anna. Muore nel 1938.

Il ragionier Pietro Sacchi, nato nel 1880, è attivamente impegnato nel movimento pacifista. Amico del premio Nobel per la pace Ernesto Teodoro Moneta, è membro del comitato direttivo della Società Internazionale per la Pace-Unione Lombarda e collaboratore della rivista “La Vita Internazionale”. Nel 1920 partecipa, in rappresentanza delle società pacifiste italiane, al congresso di Basilea del Bureau International de la Paix sul tema della Società delle Nazioni; nello stesso anno fa parte della delegazione italiana alla quarta assemblea plenara dell’Unione delle Associazioni per la Società delle Nazioni, tenutasi a Milano. “Convinto della induzione filosofica Positivista come coordinazione delle rivelazioni Scientifiche, cioè come Credo umano e premessa di qualunque deduzione possibile”, Sacchi si confronta con il massimo esponente del positivismo italiano, Roberto Ardigò, e presenta le sue riflessioni nel volume L’Etica Soggettiva (Educazione Ragionata) pubblicato nel 1920 dalla Società editrice “Dante Alighieri”. Non potendo certo immaginare, come del resto nessuna persona ragionevole avrebbe mai potuto immaginare, lo scempio della tomba Sacchi, in un punto del libro parla del “rispetto, direi quasi, culto della memoria dei Defunti propri ed altrui, ed il bisogno fortunato di rendere loro onoranze visibili. Esse non saranno allora convenzionali e ricorrenti a data fissa, ma continue.” A fine 1942, tramite l’amico scultore Flaminio Bertoni (noto soprattutto per essere stato il designer della Due Cavalli), è in trattativa con l’editore Pierre Giroud di Parigi per la pubblicazione della sua opera Le droit de l’homme. Muore nel 1943.

Marianna Sacchi sposa Luigi Candiani (1806-1888), assaggiatore di metalli nobili, combattente delle Cinque Giornate di Milano, consigliere comunale dal 1877 al 1887, assessore dal 1882 al 1886 con i sindaci Francesco Bonini e Antonio Brianzoni. Sulla sua tomba, nel campo IV, è ricordato come “soldato intrepido delle Cinque Giornate”.

Il figlio Ercole Candiani (1832-1884) dottore in chimica, partecipa alle campagne del 1848 e del 1866 restando ferito nella battaglia di Bagolino. Dopo la liberazione della Lombardia diventa farmacista dell’Ospedale Militare di Milano. Successivamente si impegna nell’attività industriale e produce la carta ricavandola dalla paglia di riso e poi nel 1877 si dedica alla fabbricazione di concimi artificiali e prodotti chimici, come cloruro di calce e acido fenico, trasformando il vecchio mulino da grano Rossi, sulla roggia molinara della Lenza, e occupando 15-20 lavoratori. La fabbrica passerà successivamente a Pozzi e poi a Speranza. Il suo monumento funebre, nel campo VI, consistente in una piramide con porta socchiusa ne dimostra la fede massonica.

Anche un altro figlio di Marianna, il cavaliere del lavoro dottor Giuseppe Candiani (1830-1910) manifesta il suo patriottismo combattendo nelle Cinque Giornate e nella campagna del 1848; nel 1849 passa in Piemonte e si arruola volontario nel corpo dei bersaglieri rimanendo ferito nella battaglia della Bicocca. Pioniere dell’industria chimica, crea alla Bovisa una grande fabbrica per la produzione di acido solforico e articoli farmaceutici. Nel 1885 diventa socio, con Vincenzo Bertoluzzi e Luigi Bonavia, della Vetreria di Sant’Anna.

LE ALTRE AVE MARIA

Come detto sopra, Branca realizza anche due varianti dell’Ave Maria di Sesto, al Monumentale di Milano e a Cannobio.

Al Monumentale, che pure è ricco di un enorme numero di monumenti dei più famosi artisti, l’Ave Maria è considerata una delle opere più importanti, tant’è che nel 2019 il Comune di Milano, in collaborazione con l’Associazione Amici del Monumentale e la Fondazione Bracco, ha provveduto a restaurarla.

Al cimitero di Cannobio, oltre all’Ave Maria, ci sono altre opere di Branca e quelle che erano collocate su tombe soppresse sono diventate di proprietà del Comune e conservate nel cimitero stesso o in edifici pubblici.

Nel 150° anniversario della nascita, diverse classi dell’Istituto Comprensivo di Cannobio hanno svolto una ricerca sull’artista e sulle sue opere. Il Comune ha organizzato un convegno di studio, con il patrocinio della Regione Piemonte, dal titolo Giulio Branca Statuario: oltre alla testimonianza della nipote dell’artista ci sono state relazioni scientifiche di professori italiani e dell’Università di Heidelberg (Germania), e negli interventi si è trattato dell’Ave Maria. Il Comune di Sesto, allora amministrato da Insieme per Sesto, era ovviamente presente con una sua rappresentanza.

E IL COMUNE DI SESTO?

A questo punto, vista l’inerzia che ha portato a sottrarre alla nostra comunità un’opera di grande valore artistico e di forte valenza sociale e religiosa, è lecito porsi delle domande:

1 – Il Comune di Sesto tutela il nostro patrimonio artistico?

2 – Il Comune di Sesto promuove la nostra cultura?

3 – Il Comune di Sesto difende la nostra storia?

4 – Il Comune di Sesto ha rispetto per i nostri morti?

Mario Varalli

Sesto Calende, 10 dicembre 2020

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