Addio, partigiana Lidia
7 dicembre 2020. E’ morta Lidia Menapace.
Il suo cognome di nascita è Brisca, famiglia novarese, ma lei ha scelto – lei femminista ! – il cognome del marito bolzanese, appunto Menapace. Tanto le piaceva – a lei pacifista – questo “portare in giro la pace”.
Da noi – amiche donne dell’Associazione per la pace e del movimento femminista, che ci siamo nutrite delle sue parole, delle sue energie intelligenti – non voleva essere definita madre o maestra, no, solo “sorella maggiore”.
E che sorella ! Trainante e illuminante con la sua capacità di comprensione della storia politica e culturale, italiana e oltre. Aspettavo sempre le sue analisi precise e penetranti sui fatti, di solito inquietanti, dagli anni ’70, ’80, ’90, al nuovo millennio… fino a… per sempre.
Lidia, insegnante di letteratura, giornalista (nel gruppo fondatore de Il Manifesto) e scrittrice, è molto attenta al linguaggio, a partire dal nominare il femminile: esordisce sempre con “buonasera a tutte e tutti , prima le donne che sono di più”. Il linguaggio fa la cultura dei valori e viceversa, quindi attente: “L’attenzione alle parole ci fa crescere”. Così, per superare l’influenza lessicale/culturale del militarismo, non dice “battaglia, guerra” ma “lotta”. Perché “ parlare è cosa complessa, che caratterizza la specie umana… e oggi viviamo la barbarie visibile dell’impoverimento del vocabolario”.
Mai pedante, però; sempre ironica e allegra, dichiara di preferire “la via alcolica al socialismo”. “Cerco la maglia rotta nella rete del capitalismo. E’ un sistema così irrazionale, deve averne di maglie rotte”. E: “Sono per lo sberleffo politico.”
L’ho incontrata l’ultima volta a Novara (28 settembre 2019, novantacinquenne infaticabile narratrice) a presentare il libro “Che fare punto”: il titolo dice la sua visione in avanti sul futuro, e senza punto di domanda.
“Siamo in un momento decisivo per la specie umana. Si diffonde la coscienza che il mondo sta male “. Ricorda Rosa Luxemburg: “O socialismo o barbarie”, ci rammenta la riflessione di Marx “Con 3 ore di lavoro al giorno per ognuno si può produrre tutto il necessario per tutti” e cita, dagli scioperi di studentesse e studenti di Fridays for Future, lo slogan “Ci rubate il futuro”: ce n’è da fare !
“Lidia resisté” scrisse di lei un comandante alleato nel riconoscere il suo ruolo di staffetta partigiana. Ne fece il titolo di uno dei suoi tanti, densi libri.
Resisté, visse e vive. Per quanto mi riguarda, mi ha fatto vivere meglio, più consapevole, più vibrante di voglia di lottare. Insieme alle altre e agli altri. Grazie Lidia, sorella-compagna.
Laura Bergomi
Associazione per la pace nazionale, Ass, Pace e convivenza di Sesto Calende.