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Il segno della Liberazione

Ieri ho partecipato ai festeggiamenti per il 70°anniversario della Liberazione , presiedeva l’assessore alla cultura Silvia Fantino. Ha fatto un intervento interessante parlando di mancata conciliazione tra le parti e necessità di superare le divisioni reciproche senza che nessuno si arroghi l’autorità di avere l’esclusiva riguardo la storia della resistenza.

La parte più interessante è stato quando ha riportato l’esempio di suo padre partigiano salvato in un frangente di guerra dall’intervento di un fascista. Una cosa non nuova, anche il padre del consigliere Gumier deve in qualche modo la sua vita a persone che erano iscritte al fascio repubblicano. La guerra civile ha sicuramente tirato una riga dove, per pochi centimetri, persone vicine si sono ritrovate su fronti opposti e quindi di colpo nemiche.

Mi trovo d’accordo sul piano sociale: c’è bisogno di capire e riconciliare. Ricordo un incontro/confronto molto bello tra due grandi attori, Dario Fo e Giorgio Albertazzi. Parlarono delle loro scelte giovanili diametralmente opposte, messe poi in discussione con l’esperienza della guerra e la successiva presa di coscienza. Qualche anno fa mi trovai per caso con il figlio di un reduce della decima MAS di Sesto Calende, un bergamasco. Mi disse che suo padre aveva un bel ricordo di Sesto, e io gli risposi che a Sesto la decima MAS non aveva lasciato un bel ricordo…. lui mi disse che era la guerra. Certo, quella voluta dal regime fascista replicai, quella che portò alla morte il meglio della nostra gioventù.

All’assessore Fantino, dico che se vuol  sapere chi detiene la verità basta rileggere la nostra Costituzione, perché i padri costituenti arrivavano tutti dall’esperienza della guerra e della dittatura. C’erano veramente tutti: laici, cattolici, comunisti, perisno monarchici… ma mancavano i fascisti. Questa è la differenza sul piano politico. La guerra ci ha consegnato un nuovo mondo fatto di libertà e democrazia, che ha portato prosperità e benessere da tutti i punti di vista, un mondo decisamente migliore che noi che festeggiamo il 25 aprile vogliamo preservare.

Perché scrivo questo rischiando di sembrare retorico? Perché ritengo importante, assessore Fantino, che alle parole seguano i fatti: è poco credibile parlare di riconciliazione quando si cancella la memoria di quei fatti. Il pensiero va ancora una volta al murales cancellato dai muri della scuola media Bassetti. Nella società in cui io sono cresciuto libertà e democrazia sono le fondamenta, e noi per conciliare abbiamo bisogno di mantenere e rinnovare queste parole, non di cancellarle. Se vuole veramente quanto ha detto, mi aspetto di rivedere nel mio paese il segno della liberazione.

Libertà e democrazia.

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