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Posa della targa commemorativa relativa al valore di Don Madonini

Alla cortese attenzione

Del Sindaco Giovanni Buzzi

E del  Presidente del Consiglio Comunale Alessandro Ceron

OGGETTO: Richiesta lettura testo nelle comunicazioni del Sindaco nel C.C. del 26 P.V.

Gentilissimi Sindaco e presidente del Consiglio comunale, 

vista la rilevanza del discorso fatto in data odierna dallo storico Sestese Mario Varalli in  occasione della posa della targa commemorativa relativa al valore di Don Madonini alla presenza del Vice Sindaco signor Favaron, dell’ANPI Giovanna Gazzetta e del parroco Don Luca Corbetta.

Con la presente si chiede che tale discorso,  dato il suo valore per la  storia sestese e per i suoi cittadini,  venga letto in apertura del prossimo Consiglio Comunale.

Grazie per la gentile attenzione.

Cordialmente 

Il capogruppo di Insieme per Sesto

Dott. Giancarlo Rossi

Qui sotto riportiamo l’intervento di Mario Varalli

DON  LUIGI  MADONINI E  LA  FONDAZIONE  DEL  C.L.N. DI  SESTO CALENDE

Discorso pronunciato il 24 aprile 2022 in occasione della posa della targa commemorativa

Quello che facciamo oggi, grazie alla collaborazione tra il prevosto don Luca Corbetta e la presidente della sezione A.N.P.I. Giovanna Gazzetta, è un gesto di grande importanza perché ci aiuta a conoscere, e a non dimenticare, un momento importante della storia di Sesto Calende. Infatti la targa che scopriamo ricorda la fondazione, qui avvenuta nel settembre 1943, del Comitato di Liberazione Nazionale.

Ma per capirne il perché, dobbiamo fare un passo indietro di un ventennio. Sesto era allora un paese ad economia mista, agricola ed industriale, con questa seconda componente, che ha avuto inizio nel primo Ottocento, consistente in manifatture vetrarie, tessili ed aeronautiche. E proprio l’industrializzazione, con la mobilità dei lavoratori, aveva accresciuto il livello civile e culturale dei Sestesi. Infatti Sesto aveva allora una biblioteca pubblica, una Società Operaia che sovveniva i soci in caso di malattia e vecchiaia, una banda musicale, attività culturali e sportive.

Ma la data nefasta che interrompe il progredire civile è il 1° novembre 1922, quando bande di fascisti e militari di Cascina Costa occupano militarmente il paese, costringendo alle dimissioni il sindaco Carlo Bruscherini, liberamente e democraticamente eletto.

Inizia così per Sesto quel ventennio nero che a livello nazionale era già iniziato 1l 28 ottobre con la cosidetta marcia su Roma. Ma, dato il livello di sviluppo del paese,  non è impresa facile per i fascisti imporre la propria egemonia culturale, infatti impiegheranno ben dieci anni per fascistizzare Sesto, utilizzando qualunque metodo violento. Se pur sottoposti a una dittatura, ci sono uomini e donne sestesi che tengono viva la fiaccola della libertà, nonostante la repressione che vede antifascisti bastonati, colpiti da bando politico, sottoposti a fermo di polizia, ammoniti, confinati, processati dal Tribunale Speciale e uccisi.

La Resistenza di lunga durata, che per tutto il ventennio era stata tenuta viva nella Vetreria Lombarda, durante gli anni di guerra ha il proprio centro nella SIAI Marchetti, dove rinascono, in forma clandestina, i partiti politici democratici e si svolgono diversi scioperi di carattere economico, politico e insurrezionale.

Torniamo ora al settembre 1943, quando abbiamo l’evento che celebriamo oggi. I rappresentanti di tutti i partiti antifascisti si riuniscono nello studio del prevosto don Luigi Madonini e proclamano ufficialmente costituito il C.L.N., organo supremo della Resistenza sestese. Con don Madonini si riuniscono i democratici cristiani Alberto Caielli, fra i promotori della Resistenza in SIAI e poi membro di quel C.L.N. Aziendale, ed Emilio Ghiringhelli, segretario del partito e per tutto il periodo della lotta clandestina membro del C.L.N. le cui riunioni si terranno quasi sempre a casa sua; Leandro Mattea, attivo in SIAI già nel periodo badogliano, organizzatore dei giovani socialisti, trasferitosi poi a Milano presso il comando generale delle Brigate Matteotti è catturato e conoscerà la via crucis di Villa Triste, San Vittore, Bolzano, Mauthausen e Melk, senza fare più ritorno; il comunista Goliardo Tilferi che subito in novembre salirà in montagna, primo dei Sestesi, inizialmente a Quarna, nella banda del capitano Beltrami, e dopo la sfortunata battaglia di Megolo trasferitosi a Rimella entrerà nelle formazioni garibaldine di Moscatelli, raggiungendo il grado di commissario di guerra di battaglione.

Rilevante è il ruolo di don Madonini che si impegna nella fondazione del C.L.N., nonostante la delicatezza e l’importanza del ruolo da lui rivestito. E nel corso della guerra sarà sempre presente, in modo coraggioso, nei momenti più tragici. 

E’ lui che tenta di salvare, e assiste fino all’ultimo momento il patriota Ezio Mazzoleni e la domenica successiva dal pulpito dirà, a monito dei fascisti presenti alla Messa, che Mazzoleni è morto da vero eroe e da vero italiano.

Così pure interviene a favore dei garibaldini imprigionati all’idroscalo e li accompagnerà poi alla fucilazione al porto di Castelletto.

Dopo l’uccisione, ad opera dei partigiani, del capitano Stallbaum, responsabile della sorveglianza della SIAI, si adopera per evitare una rappresaglia.

Partecipa poi e accelera le trattative, svoltesi presso l’Albergo Bones di Castelletto, con il capitano Burkhard, comandante della piazza di Sesto che si concluderanno con la partenza dei Tedeschi disarmati.

Esito diverso e tragico ha la trattativa con il colonnello Stamm, a capo di una colonna di Tedeschi e fascisti, che don Madonini incontra a Dormelletto: il partigiano accompagnatore, Alberto Ramelli, viene fucilato e il Prevosto schiaffeggiato.

Il C.L.N. continuerà la sua attività per tutto il periodo della guerra, trasformandosi in C.L.N. di Zona, affiancato da un C.L.N. Aziendale della SIAI. Al momento della Liberazione, assumerà i pieni poteri quale rappresentante del Regno d’Italia, nominerà il Sindaco, emetterà francobolli e gestirà i primi passi della rinascita del paese dalle macerie della guerra voluta dal fascismo.

Il gesto che oggi ricordiamo, unito ad altri gesti e gesta di decine di migliaia di Italiani, ci ha dato la libertà e una costituzione socialmente avanzatissima.

Dal 1945 viviamo in un paese democratico che consente a tutti di esprimere le proprie idee, di presentare progetti politici  e partecipare liberamente alle elezioni, facoltà generosamente concessa anche a chi non si riconosce nella nostra Costituzione e ha nostalgia del passato.

Dal 1945 l’Italia ha goduto di decenni di pace e oggi che vediamo, con sgomento, una guerra fratricida insanguinare l’Europa, dobbiamo ribadire, con tutte le nostre forze, l’articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra”!

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