#raccontaloaInsiemeperSesto

Il racconto di Anita

Questi mesi di lockdown hanno portato enormi disagi nel mondo del lavoro: una categoria di cui però pochi parlano è quella degli stagisti, che si sono trovati, già a partire da Febbraio, senza un lavoro e senza protezioni sociali.

Abbiamo intervistato una di loro, a nome dei tanti: Anita Iaconianni.

Ciao Anita,
ti sei laureata a pieni voti, hai iniziato a lavorare come stagista in un’azienda e poi è arrivato questo maledetto virus che ha fermato tutte le attività lavorative, creando grossi problemi soprattutto a chi nel mondo del lavoro era appena entrato. Vuoi raccontarci la tua esperienza?

Certamente! Ho conseguito la laurea magistrale in Psicologia Sociale, del Lavoro e delle Comunicazione a Dicembre 2018 presso l’Università degli Stuti di Padova, e da lì è iniziato il lungo iter per noi psicologi di abilitazione alla professione. 

In Italia i laureati in psicologia devono obbligatoriamente svolgere un anno di tirocinio per  poter poi sostenere l’Esame di Stato. Dal canto mio ho deciso di svolgere i primi sei mesi in Spagna nella ricerca, collaborando con l’Università di Almeria. Purtroppo non mi è stato possibile proseguire la collaborazione tramite un PhD a causa delle diverse griglie di valutazione e conversione dei voti tra un paese e l’altro (nonostante mi sia laureata col massimo punteggio). Avrei potuto svolgere 4 anni di dottorato non retribuito ma, detto sinceramente, dopo tanti anni di studio, tirocini non pagati e lavoretti vari non era proprio quello a cui aspiravo. Ho deciso quindi di addentrarmi nella realtà delle risorse umane: ho fatto alcuni colloqui e sono stata presa proprio dalla società di Head Hunting a cui puntavo. Sono tornata in Italia e sono stata subito catapultata nel mondo del recruiting (Selezione e reclutamento del personale). Devo dire che, a differenza di altri miei colleghi, il mio è stato un tirocinio realmente formativo con anche un compenso economico. Si è creato un buon feeling tra me e l’azienda e, finito il periodo formativo per l’EdS, mi è stato proposto di svolgere un altro stage di 6 mesi per poi passare al tanto ambito contratto a tempo indeterminato, che sarebbe arrivato a settembre. Ero felicissima! Purtroppo invece è arrivato il Covid, e i miei progetti sono sfumati.

Il nuovo decreto sembra essersi dimenticato degli stagisti. Ma si sta muovendo qualcosa? Le aziende hanno ricominciato a cercare personale o tutto sembra essere rimandato a Settembre?

Partiamo dal fatto che gli stagisti in generale sembrano essere una categoria fantasma, nonostante siamo un numero non indifferente in tutta la penisola. Quando non vi è possibilità di assunzione, come per molti in questo momento Covid-dipendente, una volta finita la collaborazione non abbiamo accesso ad alcun tipo di aiuto economico, in situazioni ordinarie ma a quanto pare nemmeno straordinarie, come questa. Ci ritroviamo così soli, con i nostri bei 110 e lode, esperienze all’estero attestati di vario tipo e (max) 800 euro da accreditare per l’ultimo mese lavorato, ma una seniority che non è “né carne né pesce” e che rende non semplice il ricollocamento sul mercato del lavoro in questo frangente storico. I tirocinanti psicologi, poi, nella maggior parte dei casi non percepiscono nemmeno un rimborso spese per un anno di lavoro (ma l’accesso all’ Esame di Stato si paga profumatamente). La situazione è abbastanza bloccata per quanto riguarda le nuove assunzioni del nostro target: varie aziende hanno deciso di congelare tutto fino a settembre come minimo. La situazione è leggermente diversa per il middle ed executive management, dato che in tal caso vi è ancora richiesta, anche se inferiore. Purtroppo bisogna pazientare e sfruttare come meglio si può questo periodo, cercando di essere dinamici e formandosi ulteriormente anche in questa situazione di apparente immobilità.

 Che cosa vorresti venisse fatto per chi è nella tua situazione?

Vorrei più tutele per noi tirocinanti psicologi e per gli stagisti in generale, riconoscendo il periodo di stage come quello che è: un effettivo lavoro, non una scusa per i datori di avere personale a basso costo. Anche perché, in diversi impieghi, lo stagista diventa autonomo dopo i primi 2-3 mesi, o comunque dopo i primi 6: le sue mansioni all’interno dell’azienda non sarebbero diverse con un altro contratto. L’effettiva qualità del lavoro invece potrebbe essere migliorata tramite l’assunzione, in quanto vedere il proprio lavoro riconosciuto potrebbe aumentare la fiducia e l’engagement dell’individuo nei confronti dell’azienda, con un conseguente vantaggio per tutto il clima aziendale ed a sua volta per il business. Il vantaggio sarebbe quindi duplice, per il datore e per il dipendente. Quando finalmente si inizierà a valorizzare anche il più piccolo ingranaggio della macchina, allora sì che essa funzionerà veramente bene!

Non si possono fare proposte civili e concrete se non si da ascolto a chi, in questo perdurante stato di emergenza,  vive dall’interno situazioni di disagio conclamato: siano essi medici, infermieri, insegnanti, operai, imprenditori, commercianti.  

Diamo quindi voce, tramite intervista, al racconto dei cittadini sestesi che vorranno condividere con noi problemi, speranze, possibili soluzioni alle criticità quotidiane.

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