Memoria e identità

Sono nel vento

Presentazione Pietre di inciampo

Mario Varalli

Sesto Calende, 27 gennaio 2023

Quest’anno la nostra celebrazione del Giorno della Memoria ha un carattere speciale, infatti oltre alla drammaturgia dedicata alla storia di Liliana Segre, presentata in questa Sala Consiliare sabato 21, oggi abbiamo il compito di posizionare quattro “pietre d’inciampo” a perenne memoria di nostri concittadini deportati e caduti nei campi di sterminio nazisti.

 Si tratta di un blocco di pietra, altrimenti noto come “stolpersteine”, di forma cubica con lato di 10 centimetri, ricoperto di ottone recante il nome e gli estremi cronologici di un deportato, inserito nel manto stradale, davanti alla sua casa.

 E’ un progetto pensato e realizzato, a partire dal 1992, dall’artista tedesco Gunter Demnig che ha ricevuto grande adesione e “pietre” sono presenti in tutta Europa. L’”inciampo” che denomina le “pietre” non significa ostacolo per il passante, ma sollecitazione a ricordare e riflettere sulla realtà e sull’orrore dell’Olocausto.

Il gesto che facciamo stamattina è frutto della cooperazione tra la nostra presidente A.N.P.I. Giovanna Gazzetta e il nostro signor sindaco Giovanni Buzzi ed è possibile grazie alla collaborazione tra la presidente provinciale A.N.P.I. Ester De Tomasi e Gunter Demnig.

E’ un simbolico ritorno a casa per quattro concittadini che a casa non sono tornati ma, come canta Guccini nel suo brano Auschwitz, “sono nel vento”. Sono quattro vite e quattro storie diverse, c’è l’organizzatore della Resistenza in SIAI, c’è il dinamitardo della Valsesia, c’è il franc-tireur della Resistenza francese, c’è il meccanico della Messerschmitt. Questi personaggi rappresentano le varie facce della Resistenza.

Anche a livello storiografico, ci sono autori che non parlano più di Resistenza, bensì di Resistenze, al plurale. In effetti spesso la Resistenza è stata identificata con la guerriglia del 1943-45, mentre la Resistenza, o meglio le Resistenze, sono anche quelle dei clandestini delle città, degli scioperanti, dei sabotatori della produzione bellica, delle donne che assistono i militari che scappano, degli Internati Militari, delle staffette, del clero che protegge i perseguitati, del Corpo Italiano di Liberazione e di tutti i protagonisti di quella Resistenza di lunga durata che è iniziata nel 1922.

Quindi, quando parliamo della Resistenza sestese non dobbiamo pensare solo a quegli 80-90 uomini che hanno ricevuto la qualifica di partigiano, patriota o benemerito, ma a un numero ben più grande di donne e uomini che con i loro gesti, piccoli o grandi, hanno fatto in modo che noi oggi ci potessimo riunire liberamente e il mese prossimo liberamente votare. E allora, per fare un esempio, non pensiamo solo a Tanzi che comanda i partigiani in Val d’Ossola, ma pensiamo anche alla Nina che esce dalla sua tabaccheria, con il grembiule arrotolato in vita nel quale è nascosta una pistola per i partigiani, e attraversa la piazza per andarla a portare nella cappelleria della Gigina, e questo quando era in vigore il bando Graziani che prevedeva la fucilazione per chi era sorpreso armato.

Vediamo ora a chi corrispondono i nomi incisi sulle “pietre”, seguendo l’itinerario che andremo a percorrere.

     Leandro Mattea, alias Luciano Marini, alias Luigi Mariani, nasce a Vergiate nel 1914; è figlio di Francesco Mattea, pioniere del socialismo e della cooperazione.

Lavoratore della SIAI, a partire dal 1943 organizza l’attività antifascista nella fabbrica e nella zona del Sestese. Fondatore del Comitato di Liberazione Nazionale di Sesto in rappresentanza del Partito Socialista, crea una Squadra di Azione Patriottica.

Nel giugno 1944, per sfuggire all’arresto si trasferisce ad Arona e poi a Milano dove entra in clandestinità ed opera nel Comando Generale delle Brigate Matteotti. Il 5 settembre è arrestato dalla cosidetta banda Koch, una polizia privata che ha seminato il terrore a Milano, e imprigionato nella Villa Triste, sede della banda, e poi a San Vittore nei raggi controllati dai Tedeschi.

E’ poi trasferito nel campo di concentramento di Bolzano e infine nel campo di sterminio di Mauthausen e nel suo sottocampo di Melk.

     Attilio Galli nasce a Sesto nel 1883; è soprannominato Pomat perché il padre ha un negozio di frutta.

Emigra in America e per sedici anni lavora come minatore; nell’ambiente minerario si forma una coscienza politica sovversiva di tendenza anarchica. Rimpatriato, lavora come manovale e nei posti di lavoro  svolge propaganda antifascista e a favore della rivoluzione spagnola.

Nel 1937 è confinato a San Mauro Forte, provincia di Matera. Al ritorno dal confino è diffidato.

Già sessantenne, diventa partigiano in Valsesia con la mansione di guastatore. Trasferito a Milano, è arrestato e deportato a Flossemburg.

 Per il suo valore, è stato insignito di croce di guerra.

 Nel 1933 Galli si era unito in matrimonio con una signora di Somma Lombardo e lì si era trasferito. Perciò anche il Comune di Somma ha deciso di dedicargli una “pietra”; è cosa molto bella che i due Comuni ricordino simultaneamente un concittadino che il generale Gianni Daverio ha definito “una delle più belle figure della Resistenza”. La “pietra” di Somma sarà posata domani mattina alle ore 10 davanti al Palazzo Comunale.

     Carlo Gazzulli nasce a Sesto nel 1887 in una famiglia di contadini.

Entra presto nel mondo del lavoro e nel 1906, quando viene fondata la Vetreria Operaia Federale, è assunto come facchino; è assunto contemporaneamente anche il padre e successivamente i due fratelli.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, per la cui partecipazione gli è concessa la croce al merito di guerra, prende la strada dell’emigrazione e si trasferisce in Lorena. Si sposta in diverse località dei Dipartimenti della Mosa e della Mosella, finchè nel 1924 si stabilizza nel Comune di Moyeuvre dove è presente una colonia italiana. Lavora come minatore nella miniera di ferro De-Wandell.

Milita nel Partito Comunista Francese e partecipa alla Resistenza.

Il 26 febbraio 1944 è arrestato dalla Gestapo e dopo la detenzione a Metz è deportato a Natzweiler-Struthof e poi a Dachau.

     Piero Poli nasce a Sant’Anna di Sesto nel 1921.

Frequenta le scuole professionali e nel 1935 è assunto dalla SIAI con la mansione di aggiustatore meccanico. Precettato per il lavoro in Germania, il 19 aprile 1944 parte per Augsburg dove c’è la fabbrica aeronautica della Messerschmitt.

Grazie alle ricerche di Giovanni Zanoni, storico ed ex sindaco di Castelletto sopra Ticino, che ha raccolto la testimonianza di un compagno di lavoro anch’esso precettato, sappiamo che Poli, durante un’incursione aerea alleata sulla Messerschmitt, si rifugia su una collina dalla quale assiste al bombardamento e alle distruzioni provocate.

 Malauguratamente scrive una lettera alla famiglia nella quale racconta quanto è successo. Dopo due giorni sparisce.

 Era stato deportato a Dachau e classificato come schutzhaft nicht aus dem lager, cioè detenuto politico internato per motivi di sicurezza e di ordine pubblico che non deve uscire dal lager.

 A completamento di questo martirologio, desidero ricordare anche un altro sestese, il caporale maggiore carrista Gianfranco Gioia che non è stato deportato e quindi non rientra nel programma delle “pietre”, ma è morto anche lui in Germania, a Brandeburgo, dove era prigioniero come internato militare italiano.

Mi rivolgo ora al signor Sindaco: Mattea e Gazzulli sono ricordati con l’intitolazione di una strada, Galli, Poli e Gioia no. Chiedo quindi formalmente che la Giunta Comunale valuti l’opportunità dell’intitolazione di una via o di un parco a questi tre ultimi caduti.

Avevamo iniziato questa conversazione citando Guccini: “Sono nel vento.”  Oggi, 2023, sono passati ottant’anni dalla guerra e dall’olocausto, e in Europa da un anno è in corso una guerra civile, quindi chiudiamo citando ancora Guccini:

Ancora tuona il cannone

ancora non è contenta

di sangue la bestia umana

e ancora ci porta il vento.

Io chiedo quando sarà

che l’uomo potrà imparare

a vivere senza ammazzare

e il vento si poserà.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Scorrendo questa pagina o continuando a navigare su questo sito accetti di usare i cookies. Maggiori informazioni

Questo sito web fa uso di cookie per finalità strettamente connesse al funzionamento del sito stesso. Continuando a navigare su questo sito web o cliccando "Accetta", acconsenti ad utilizzare i cookie.

Chiudi