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20 giugno ore 18:30 Commemorazione Ezio Mazzoleni

 Ezio e Gianni Mazzoleni.

Ezio, giovane ventenne antifascista, fu sorpreso dalla milizia fascista della X MAS nel giugno del 1944 e, accusato di partecipare ad azioni di resistenza, fu trucidato e fucilato, a poche centinaia di metri dalla sua casa, in via Lombardia (vedi foto con cippo). Dopo l’arresto del fratello Ezio anche Gianni, allora appena 14 enne fu arrestato dalla milizia fascista ma fu poi rilasciato. Il mandante dell’esecuzione, processato e condannato nel 1947 alla pena capitale, riuscì a sfuggire alla fucilazione dandosi alla fuga e riuscendo ad ottenere   successivamente l’amnistia.

L’ANPI di Sesto commemora ogni anno il 20 giugno il partigiano Ezio Mazzoleni, là dove venne fucilato.

Un commento

  • roberto caielli

    EZIO MAZZOLENI E NOSTRI MARTIRI DELLA LIBERTA’ NON SONO MORTI INVANO

    Ieri 20 giugno alla commemorazione della morte del giovanissimo Ezio Mazzoleni per mano dei fascisti, il vicesindaco Favaron ha letto un testo di Piero Calamandrei.

    Quando lo ha introdotto ho pensato che volesse leggere la famosa “Risposta al camerata Kesserling”, che resta una delle più belle celebrazioni della RESISTENZA. Invece ha scelto di leggere uno scritto poco noto, nel quale Calamandrei manifestava il suo disagio di antifascista nel vedere che dopo la guerra anche personaggi compromessi con il regime tornavano ai loro posti e quasi arriva a dire che i caduti per la libertà erano morti invano.

    Questo testo non è una scoperta, per chi come me ricorda ad esempio chi era a capo della Questura di Milano nel 1969, quando l’anarchico Pinelli precipitava dal quarto piano: quel Marcello Guida, già direttore del carcere di Ventotene dove nel ventennio venivamo mandati al confino gli antifascisti.

    Quel Guida che ebbe l’impudenza di dire che Pinelli si era suicidato perchè “messo di fronte al peso dello sue resposnabilità” per la strage di Piazza Fontana che invece come sappiamo era stata opera dei neofascisti.

    Quel Guida al quale Sandro Pertini, presidente della Camera e futuro Presidente della Repubblica, rifiutò di stringere la mano dicendogli “Non è solo per Ventotene, ma anche per Pinelli!”

    Dunque lo sappiamo da tempo che dopo la caduta del fascismo non tutto andò come volevano i partigiani: è storia.

    Ma è storia anche che dopo il 1945 venne eletta la Costituente, che nacque una Repubblica antifascista, e che fu un uomo integerrimo e non compromesso con il regime come Alcide De Gasperia guidare l’Italia nei primi passi nella democrazia.

    Non furono certo tutte rose e fiori gli anni del dopoguerra, a questo si riferiva Piero Calamandrei nel discorso di cui ieri il vicesindaco ha letto un breve passaggio, in cui esprime la sua amarezza per il ritorno di certi personaggi con queste parole “finita la guerra, i vecchi vivi risalirono sulle poltrone e la voce dei giovani morti fu ricoperta da quelle vecchie querele. […] questa è stata la sorte singolare dell’Italia dopo il breve esperimento del governo Parri: che essa è tornata ad essere governata dalla classe dirigente prefascista; governata dai fantasmi.”

    Parole dure che vanno però lette nel contesto in cui furono pronunciate, all’indomani della caduta del Governo Parri nell’autunno del 1945. Parole vere certo, ma che non possono essere presentate come un giudizio storico definitivo e tanto meno lette come riferite all’intera Italia repubblicana e tanto meno alla sua migliore classe politica.

    Tanto più stupisce una citazione del genere, senza spiegazioni, fatta dall’ esponente di un partito (la Lega Salvini) il cui capo non riesce a dichiararsi antifascista e i cui alleati (F.lli d’Italia) sono i diretti discendenti di coloro che si dichiaravano eredi del fascismo (MSI) e che hanno in Casa Pound un gradito fiancheggiatore.
    Mi sono permesso di far presente questo semplice pensiero all’amico Favaron, ieri al termine della cerimonia.
    Se poi potessi suggerirgli di completare meglio il suo discorso gli proporrei queste parole dello stesso Piero Calamandrei che così scriveva pochi anni dopo sempre a proposito della memoria della Resistenza: “E nei migliori di noi, di fronte a questo rigurgito, rinasce il disgusto: la sfiducia nella libertà, il desiderio di appartarsi, di lasciare la politica ai politicanti. Questo il pericoloso stato d’animo che ognuno di noi deve sorvegliare e combattere, prima che negli altri, in se stesso: se io mi sorprendo a dubitare che i morti siano morti invano, che gli ideali per cui son morti fossero stolte illusioni, io porto con questo dubbio il mio contributo alla rinascita del fascismo.”

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